Ripresa bloccata perché P.A. inefficiente

Ripresa bloccata perché P.A. inefficiente

Un milione di imprese in rampa di lancio ma frenate dalla burocrazia

Roma. Per il 50 per cento degli italiani la pubblica amministrazione funziona male e per il 63 per cento nulla è cambiato anzi il 23 per cento dice che è peggiorata.  Questi  i risultati della nuova ricerca realizzata dal CENSIS.

Gli italiani chiedono il pugno di ferro per i corrotti ed i fannulloni che affollano gli uffici pubblici; ed il 45,3 per cento auspicano regole più severe e licenziamenti rapidi  per i finti malati. 

La ricerca ci dice poi che per ottenere una autorizzazione o accelerare una pratica nella p.a..ben 4,2 milioni di italiani hanno fatto ricorso ad una raccomandazione o all’aiuto di un amico,parente o conoscente. Sono 800 mila le persone che hanno “dovuto”fare qualche tipo di regalo a dirigenti e dipendenti pubblici perché la “pratica” andasse avanti.

Per relazionarsi poi con gli uffici pubblici, nel 2014 ben 3 milioni di cittadini si sono rivolti a patronati o Caf.

Ora per cavalcare la ripresa ci si attende un contributo importante dalla politica,per fare sviluppo la decisionalità dei politici deve vertere ad una effettiva riforma della burocrazia che soffoca le aziende. Ci sono in Italia 5 milioni di imprese e quelle in grado di attirare risorse e mettersi in marcia verso la ripresa sono aumentate negli anni della crisi dal 2007 al 2014 del 33,5 per cento.

Ci sono 212 mila imprese esportatrici e soggetti economici che fanno business all’estero che nell’ultimo anno hanno fatto più di 380 miliardi di euro. Stanno decollando anche le start up innovative tra commercio on-line,servizi mobile e app che sono oggi più di 3500.

La priorità sociale nella ripresa è la creazione di lavoro. Purtroppo nel periodo della crisi vi è stata la perdita di 615.000 posti di lavoro e l’aumento del precariato. Sui nuovi assunti del 2013 le persone con contratto a tempo determinato sono state il 60,2 per cento del totale  mentre nel 2007 erano il 51,3 per cento. I precari sono stati i più colpiti dalla crisi con contratti non rinnovati e licenziamenti. Di fatto il costo del precariato è stato pagato dalle famiglie con l’erogazione di oltre 4 miliardi di euro annui per i giovani dai 18 ai 34 anni privi di risorse e che vivono per conto loro.

C’è anche un altro aspetto sociale che la ripresa dovrà curare,le persone a rischio di povertà o di esclusione, aumentate in Italia di oltre 2,2 milioni, sono passate da 15.099.000 a 17.326.000.

Il tasso di povertà è ora in Italia al 28,4 per cento, in Spagna è 27,3 per cento,nel Regno Unito 24,8  in Germania il 20,3 . Il valore medio nella UE è del 24,5 per cento.

Sono aumentate anche le disuguaglianze perché chi meno aveva ha perso di più,gli operai nell’ultimo anno hanno avuto un taglio della spesa media familiare mensile di quasi il 7 per cento, gli imprenditori del 3,9 per cento i dirigenti dell’1,9 per cento.

Dati che dovrebbero far riflettere i nostri politici senza tanti giri di parole che indicano lo scollamento  esistente tra chi ci governa ed il cittadino.