Roma - Gli italiani,
nonostante i sette anni duri della crisi si sentono ancora ceto medio
sia come mentalità che come modello di vita. A dirlo è il CENSIS in una sua
indagine. Il 54 per cento degli italiani si identifica come ceto medio, tra
questi gli insegnanti e gli impiegati mentre tra i pensionati e le casalinghe la percentuale
supera il 60 per cento.
Anche il 31 per cento di operai e contadini si dice
ceto medio, sebbene la maggioranza (38 per cento) si senta classe lavoratrice. Persino
le persone con un reddito fino a 1000
euro mensili si definiscono in maggioranza, (34 per cento) ceto medio, il 28 per cento ceto popolare ed
il 17 per cento povere.
Appartenere al ceto medio vuol dire sentirsi simili alle persone che hanno lo stesso stile di vita sia nel rapporto con i soldi, nei consumi e nel modo di spendere il tempo libero.
Ma milioni di italiani in questi anni lo hanno capito che se si vuole preservare lo status del ceto medio si deve continuare a risparmiare e i consumi più sobri aiutano.
Sono oltre 26 milioni gli italiani che se oggi avessero più soldi li utilizzerebbero per metterli da parte su un conto corrente mentre 14 milioni li destinerebbero ai consumi.Non a caso in questi ultimi anni la propensione al risparmio è salita al 10,8 per cento nel terzo trimestre del 2014,con un flusso di oltre 29 miliardi di euro di denaro accantonato. Ora al centro dello stile di vita dell’italiano medio non c’è più il consumo ma vince la parsimonia.
L’indagine ci dice anche che il pilastro fondamentale del ceto medio è la casa. Lasciare la casa ai figli è il modo in cui oggi 11,3 milioni di famiglie italiane pensano di dare aiuto ai loro discendenti.
Il mattone costituisce una forma di sostegno per il futuro, una propensione antica che è confortata da recenti segnali di ripresa del mercato immobiliare.
Per quanto riguarda il sommerso, il 41 per cento degli italiani che hanno fatto ricorso ai servizi di elettricisti, idraulici,falegnami, imbianchini ha pagato in nero, senza fattura. Anche il 22,5 per cento di chi si è rivolto a qualche professionista avvocati,architetti,ingegneri,geometri, ha saldato in nero la parcella,come pure chi ha richiesto prestazioni a medici,dentisti,laboratori di analisi cercando di spuntare prestazioni a prezzi più abbordabili tagliando la quota della fiscalità.
Si avvertono in questi ultimi mesi tenui segnali che la lunga stagione della crisi che ha attanagliato il ceto medio sta per attenuarsi,l’euro debole sul dollaro il rinforzo dato da Draghi all’economia del vecchio continente sono segnali importanti.
Nell’ultimo anno a decollare sono state soprattutto le iniziative a basso investimento iniziale con costi contenuti come nelle attività di ristorazione, nei servizi di supporto alle imprese e nel commercio. Si tratta spesso del supporto dei soldi dati dai genitori nel caso dei giovani o di interi gruppi familiari nel caso degli immigrati. Si formano germi di nuovo ceto medio in attività di impresa. C’è il boom della ristorazione con aperture di friggitorie,punti vendita di cibi da asporto,i take away, che sono aumentati di oltre 9.200 unità dal 2009 al 2014, oggi sono 41.200.Anche le gelaterie e le pasticcerie contano oltre 2.000 unità locali in più e sono oggi più di 25.000.
Crescono,purtroppo, le incolmabili disuguaglianze sociali, anche nella crisi, “alcuni” hanno continuato a guadagnare o comunque hanno perso meno degli altri. Tra il 2007 ed il 2013 il 10 per cento degli italiani più ricchi ha subito una diminuzione media annua del reddito disponibile dell’1,6 per cento in termini reali mentre quello degli italiani più poveri si riduceva mediamente di oltre il 4 per cento annuo, spesso indebitandosi per far fronte alle necessità familiari.
Ora compito primario del governo riconquistare la fiducia del cittadino medio , per riagganciare la ripresa, determinante sarà l’ effettivo taglio delle tasse.