Buccino Grimaldi: 'Il tempo stringe, spero in un accordo in Libia'

Buccino Grimaldi: 'Il tempo stringe, spero in un accordo in Libia'

Egitto e Libia potrebbero spartirsi la Libia

Roma. Venerdì sei marzo si è aperta a Rabat, in Marocco, un’altra sessione del dialogo tra le varie fazioni che  in Libia si contrappongono fra di loro per cercare al più presto di giungere ad un governo di unità nazionale . Il dialogo avviene, sotto l’egida  dell’ONU,grazie all’incaricato  Bernardino Leon.

Da alcuni mesi lo spagnolo   Leon, ha contatti  con i due schieramenti libici , i rivoluzionari- islamisti di Tripoli ed i conservatori di Tobruk, ed ora  ha convinto i riottosi membri del parlamento di Tobruk a tornare al tavolo delle trattative.

La Comunità internazionale sta pensando al congelamento dei ricavi del settore petrolifero per costringere le fazioni libiche a creare un governo unitario.

Abbiamo incontrato l’ambasciatore italiano  Giuseppe Buccino Grimaldi che,inviato a Tripoli il 15 settembre del 2011 è  rientrato da poche settimane  nel nostro  Paese, dopo la chiusura dell’ambasciata e  ci  ha rilasciato le seguenti dichiarazioni.      

Ambasciatore Buccino Lei è rientrato da alcuni giorni  come è cambiato lo scenario libico in questi anni ?

R: La Libia è una realtà complessa, dopo l’uccisione di Gheddafi avvenuta a Sirte il 20 ottobre del 2011 e le elezioni che si svolsero a luglio del 2012, vinte dalle forze liberali,tutto sembrava ritornare alla normalità ma il 12 settembre di quell’anno l’ambasciata USA a Bengasi  venne assaltata e l’ambasciatore  ucciso.
Da quel momento tutto comincia a disgregarsi, il governo inizia ad avere difficoltà con i
Fratelli Mussulmani, il piano sicurezza degrada costantemente. All’inizio è stato lento ma il 18 maggio del 2014 avviene in Libia un colpo si Stato.
Il generale
Haftar occupa il parlamento a Tripoli con soldati a lui fedeli. A luglio a Roma c’è stata una conferenza cui partecipò anche la Mogherini per ricomporre le parti ma per vari motivi la cosa si è deteriorata.

Il 30 luglio alcune milizie islamiche occupano Bengasi proclamando l’emirato islamico.

Nel frattempo le elezioni che c’erano state nel Paese avevano avuto solo il 17 per cento di partecipanti tra la popolazione. Inizia la guerra tra le fazioni,l’incaricato spagnolo delle Nazioni Unite Bernardino Leon comincia subito una mediazione per una ricomposizione ma viene boicottato, a ciò si aggiunge nell’ ottobre 2014, una sentenza della Corte Suprema Libica che ritiene le elezioni non valide. Ora ci sono Tobruk  e Tripoli che non si riconoscono con due parlamenti rivali, due banche, due governi. Nessuno ha il controllo della situazione. L’accordo era che il parlamento doveva risiedere a Bengasi invece è stato deciso unilateralmente che doveva aver sede a Tobruk.

Sono tra gli 80 e  90 i  parlamentari eletti che  non seguono più il parlamento di Tobruk e ciò ha creato la loro  non credibilità agli occhi dei libici.

Ambasciatore Buccino chi sponsorizza le fazioni in lotta ?

R. C’è l’idea di far governare gli arabi- libici tra di loro, il Generale Haftar ha legami con l’Egitto. Gli yemeniti sostengono Tobruk con Turchia e Qatar e sono allineati ove l’islam possa avere un ruolo politico,sono comunque disposti ad avere un accordo di unità nazionale.
Ci sono poi milizie criminali che imperversano nel Paese con traffico di uomini, di armi e di droga e questi potrebbero far fallire i negoziati. Personalmente ritengo che la Libia può ancora essere stabilizzata ma se ci sarà un accordo dovrà esserci la presenza internazionale.

Turchia ed Egitto potrebbero spartirsi la Libia.

Quali sono le soluzioni che potrebbero essere adottate ?

R. La UE e l’Italia sostengono la soluzione di un governo di unità nazionale, occorrerà però delegittimare l’autorità di Tobruk , rafforzare Tripoli. C’è da dire che la Libia ha un debito di tre miliardi di dollari  che nell’arco di 18 mesi senza esportazioni di petrolio e gas è destinato ad aggravarsi.
E’ un Paese che rischia la bancarotta, gli stipendi di gennaio e febbraio non sono stati pagati ai dipendenti pubblici e così le pensioni forse lo saranno a breve. Se vi fosse un intervento militare bisognerà vedere cosa poi questo produrrà a distanza di tempo, la Libia ha un armamento spaventoso.
Il tempo stringe e spero molto che Leon giunga presto ad un accordo. L’ambasciata italiana è chiusa ma sarà riaperta non appena ci saranno gli accordi.