Nonostante sia stato firmato, il 12 febbraio, un accordo per
il cessate il fuoco a Minsk tra Putin, l’ucraino Poroshenko, la Merkel ed il
presidente francese Hollande,dopo una riunione durata ben 16 ore, continuano le
scaramucce tra i separatisti filorussi e l’esercito di Kiev nello snodo
ferroviario di Debaltsevo.
Per adesso Bruxelles non sospende le ritorsioni
economiche contro Mosca e chiede a gran voce al Cremlino di liberare Nadiya
Savcenko, l’ufficiale pilota dell’esercito ucraino catturata mentre era ai
comandi di un elicottero MI24 abbattuto dai miliziani filorussi il 18 giugno
del 2014 a Luhansk nell’Ucraina orientale.
L’ufficiale Nadiya dagli occhi azzurri, il viso leggermente paffuto, volontaria del battaglione Aydar è divenuta ora il simbolo di un Paese che si oppone a milizie irregolari russe sul fronte orientale dell’Ucraina. Nadiya è stata portata a Mosca ed imprigionata.
E’ accusata di aver favorito l’assassinio di due corrispondenti della televisione di stato russa,accusa che sarebbe priva di fondamento. Dopo la destituzione del presidente filorusso Yanucovich nello scorso anno,il 26 ottobre Nadiya è stata eletta “in absentia”,membro del nuovo parlamento ucraino ed ora sia l’Unione europea che gli Stati Uniti ne richiedono la liberazione. Nel frattempo la top-gun è stata trasferita a Mosca in una clinica psichiatrica in quanto si rifiuta di mangiare ed ha perduto oltre venti chili di peso.
Le sanzioni economiche alla Russia hanno giocato un ruolo rilevante sulla difficile situazione della finanza pubblica di Mosca. Ricordiamo che le prime sanzioni contro la Russia sono state decise dall’Occidente nel marzo 2014 dopo l’annessione della Crimea,a maggioranza russa,dapprima con misure restrittive contro personalità politiche ed imprenditori facenti parte della cerchia di Putin, misure poi rafforzate per l’estendersi della crisi all’Ucraina orientale.
Mosca ha risposto con contro sanzioni che stanno mettendo in ginocchio molti Paesi Europei tra cui l’Italia. Il crollo del rublo ha determinato la cancellazione di molti ordini, così il Sistema Moda Italia lamenta che la vendita all’ingrosso dei nostri prodotti potrebbe diminuire di oltre il 50 per cento nel 2015 mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Nel 2013 la Russia era il quinto mercato per le aziende calzaturiere, molte nelle Marche, nel 2014 il calo è stato di oltre il 23 per cento . La Coldiretti ha stimato nel settore agroalimentare una perdita di oltre 200 milioni di euro. Tra il 2012 ed il 2013 le esportazioni italiane in Russia erano cresciute di oltre un miliardo.
Anche la Polonia è stato uno dei Paesi più colpiti. A Madrid uno studio ha calcolato che l’Europa ha perso per le sanzioni 19 miliardi di euro,mentre la Commissione europea per “assistenza allo sviluppo”,ha concesso all’Ucraina sino ad oggi ben 11 miliardi e 175 milioni di euro.
E’ auspicabile che la tregua regga tra filorussi e le truppe di Kiev ed allontani lo scenario di una guerra. La Merkel nei colloqui di Minsk ha sfoderato “i muscoli”opponendosi alle richieste di Obama che proponeva l’invio all’Ucraina di armi, anche nucleari, da usare contro la Russia.
”L’Europa non ha nessuno interesse a seguire gli USA” ha detto l’ambasciatore Sergio Romano in una recente intervista,”Con la Russia i rapporti devono essere mantenuti buoni – ha proseguito – e poi non dimentichiamo che siamo stati noi europei ad invadere territori da molti anni influenzati dalla Russia. L’allargamento ad est della Nato sarebbe una provocazione per la sicurezza di Mosca.
La politica estera degli Stati Uniti è stata sempre condizionata dalle lobby nazionali e le lobby baltiche hanno un ruolo importante nella politica americana”.
Le sanzioni contro Mosca sono un’arma micidiale contro il popolo russo ed alcuni Paesi Europei non vogliono adottarle. Secondo alcuni opinionisti la strategia degli USA potrebbe essere quella di avere un’Europa debole e divisa.
In Europa c’è, specie nelle repubbliche baltiche, un sentimento antirusso, in Italia c’è invece un sentimento diverso, perché le sanzioni stanno danneggiando il nostro Paese.
In questo momento storico che stiamo vivendo con il califfato a 320 chilometri dalle coste italiane, non giova all’Europa entrare in conflitto con un Paese che in altri secoli ha bloccato l’avanzata dell’ISLAM.