Roma - Domani, martedì 27 gennaio, ad Auschwitz non ci sarà il presidente Putin alla cerimonia di commemorazione per il 70° anniversario della liberazione del famigerato campo di concentramento nazista da parte delle armate russe. Un portavoce ha fatto sapere che nessun invito ufficiale è giunto al Cremlino,”e poi il Presidente Putin ha l’agenda piena di incontri quel giorno”ha aggiunto.
A rappresentarlo sarà l’ambasciatore russo a Varsavia.
I politici europei hanno isolato Putin per la crisi con l’Ucraina ed i Polacchi sono ancora più critici verso la politica esercitata dai russi nei confronti dell’Ucraina visto che proprio sabato a Mariupol, nell’est dell’Ucraina i combattimenti con i separatisti filo russi hanno causato 30 morti e 97 feriti.
In Italia il 27 gennaio è “Il giorno della memoria” di migliaia di ebrei ma anche di centinaia di migliaia di polacchi sterminati dalla furia nazista.
Molti appartenenti alle SS e centinaia di gerarchi tedeschi che si sono macchiati di crimini orrendi, sono purtroppo sfuggiti a condanne esemplari grazie ad una organizzazione messa in piedi da Martin Borman. Secondo quanto riferisce Simon Wiesenthal, che per anni, con l’aiuto degli inglesi e degli americani, ha dato la caccia ai criminali nazisti,alla fine della guerra i principali agenti della Gestapo,gerarchi del partito ed ufficiali dello stato maggiore si erano fatti fabbricare nuove identità.
Nell’entourage del Furher l’unico che aveva previsto da tempo il disastro della Germania e che preparò con anticipo la propria fuga fu Martin Bormann, il fedele segretario.
Funzionario retribuito dal partito fin dal 1928,cinque anni dopo la presa del potere, Bormann aveva salito tutti i gradini della gerarchia. Nel 1941 succede a Rudolph Hess di cui era subalterno, quando questi volò in Inghilterra per concludere con gli inglesi una pace impossibile. Nel 1942 divenne il capo del partito,quando Hitler, sfinito dalle droghe, gli lasciò campo libero. Assisteva a tutte le riunioni ed era al corrente di tutto. Il suo piano di fuga, in caso di disfatta del Reich, Borman lo aveva preparato con l’aiuto di un personaggio misterioso,Walter Rauff. Costui entrato nelle SS nel 1940 aveva avuto l’incarico di sorveglianza delle trasmissioni,di organizzare viaggi aerei per i dirigenti della Gestapo,fornitura di automobili ed armi alla polizia. Borman lo notò subito per la metodicità del suo lavoro e lo nominò delegato generale in Tunisia. A Natale del 1942 Rauff fu chiamato a rapporto a Berlino e si incontrò con Borman. Non si sa cosa essi si siano detti ma rientrato in Tunisia Rauff ordinò l’arresto di una cinquantina di ebrei locali,avvocati, medici, rabbini tra i più influenti della comunità. Fece capire che aveva avuto l’ordine di deportarli ma prospettò loro un “affare”. Si convenne che gli ebrei di Tunisia avrebbero versato mezza tonnellata d’oro a Rauff e lui si “sarebbe dimenticato di deportarli”. Il prezzo del riscatto fu effettivamente versato ma non fu mai registrato, né risulta che alcun aereo della Luftwaffe abbia mai ricevuto l’ordine di portare “il tesoro”a Berlino.
Solo Borman era al corrente della transazione e tutto fa pensare che fosse stato lui ad ispirarla. Fu proprio questo uno dei tesori che permisero a tanti gerarchi di sopravvivere e fuggire dopo il 1945.
Il 30 aprile del 1945 in una Berlino accerchiata dai russi, Borman, Goebbels ed il medico del Furher dottor Stumpfegger uscirono dal bunker della Cancelleria salutando per l’ultima volta Hitler, i cui resti stavano bruciando poco lontano da loro. Il piccolo gruppo uscì attraversando la Friedrichstrasse e si divise.
Borman raggiunse un quartiere all’estremità nord di Berlino ove riuscì a trovare abiti civili. Scambiato dai russi per un lavoratore delle officine della BMW proseguì a piedi per alcuni giorni e raggiunse il 10 maggio Boizenburg ove incontrò un sottotenente della divisione Brandeburgo un certo Graf . Il 12 maggio alle quattro del mattino grazie a Graf si imbarcò su un sommergibile U-BOOT che navigando nel mare D’Irlanda lo sbarcò in una piccola cala a nord di Dublino, quì non ebbe difficoltà a nascondersi. I sommergibili tedeschi a quell’epoca incrociavano in tutti i mari e fu grazie a questi mezzi che molti dignitari del Reich riuscirono a fuggire in Sud America e negli isolotti della Terra del Fuoco. Nel mese di agosto del 1945 Borman venne prelevato da agenti tedeschi infiltrati e portato a Santander in Spagna ove rimase quasi un anno. Nell’aprile del 1946 gli alleati fecero pressioni sul governo di Madrid per estradare i criminali di guerra tedeschi che vi si erano rifugiati.
Borman comprese che era il momento di lasciare l’Europa e per farlo dovette passare per Roma.
Nella capitale, in via Santa Maria dell’Anima,proprio dietro piazza Navona,in un convento, viveva monsignor Hudal,capo spirituale dei cattolici tedeschi nella penisola,del quale erano ben note le simpatie per il nazionalsocialismo ( a distanza di alcuni anni Hudal venne allontanato dal Vaticano con il divieto assoluto di rientrare a Roma).Nella stessa via dell’Anima al civico 8 c’è il “Consulado general do Brasil”. Rauff sin dal 1942 ,grazie ad Hudal aveva stretto rapporti con preti e superiori di conventi. Alla fine della guerra Rauff a Roma riuscì a tessere una rete di complicità e di rifugi che partendo dalla città eterna si irradiavano verso i porti di Genova e Bari ove i nazisti trovarono vie di fuga in Medio Oriente e nell’America del Sud. Borman sempre in contatto con Rauff ne approfittò,racconta Wiesental, raggiunse in treno Milano e da qui Roma ove rimase nascosto per qualche anno in un monastero a 35 km dalla città con mansioni di bibliotecario.
Nel giugno del 1951 si imbarcò a Napoli e raggiunse l’America Latina. A luglio era a Buenos Aires ma evitò sempre di prendere contatto con la colonia tedesca in Argentina. Pochissimi erano al corrente del suo arrivo. L’anno seguente è in una residenza nell’alto Paranà, ma in Europa corrono voci di una sua presenza in Sud America. I servizi segreti lo stanno cercando e Borman “inventa” la sua morte facendo annunciare da certi coloni tedeschi la sua sepoltura in un piccolo villaggio a 30 km da Asuncion. Nel 1960 su richiesta delle autorità tedesche la salma fu riesumata ed identificata in quella di un cittadino paraguayano sparito anni prima. In seguito fu segnalato in Africa occidentale,nella giungla brasiliana del Mato Grosso ma tutte le ricerche finirono nel nulla.
Secondo lo scrittore Brockdorff nel 1967 Martin Borman viveva ancora nell’alto Paranà.