Consorzio e Università di Camerino aprono la strada alla rinascita dei nostri corsi d'acqua. Lo studio è propedeutico alla formazione dei Piani di Bacino.
Ancona - Considerare
i fiumi come un ecosistema complesso, non semplici corsi d’acqua.
“Esseri viventi” con una loro storia, un “comportamento” e
specifiche esigenze. E’ questa la portata rivoluzionaria dello
studio
realizzato dal Consorzio di bonifica delle Marche,
sotto il coordinamento scientifico dell’Università
di Camerino.
Si tratta di un’articolata analisi che ha coinvolto i principali
corsi d’acqua
della Regione Marche attraverso il sistema
Idraim di Ispra.
Gli obiettivi? Capire qual è la reale salute dei nostri fiumi. Ma
anche che danni ha provocato l’antropizzazione selvaggia degli
ultimi 50 anni. E soprattutto come intervenire ora per riportarli a
vivere e renderli nuovamente elemento essenziale della nostra vita e
del paesaggio.
“Questo studio è pensato per diventare
la base
delle conoscenze
a supporto della formazione dei Piani
di Bacino
dei singoli corsi d’acqua – spiega Michele
Tromboni,
responsabile, all’interno del Consorzio, della manutenzione del
reticolo idrografico e del piano di bonifica -. Ed è risultato anche
essere un valido
supporto alla progettazione
con tante inespresse potenzialità, che solo con un continuo lavoro
di analisi ed incrocio dei dati raccolti riusciremo a delineare nelle
dimensioni”.
LA
NOVITA’
– “Finalmente si sono guardati i fiumi da un punto di vista
nuovo, più completo – chiosa Michele
Maiani, presidente
dell’Assemblea regionale - analizzando tutti gli aspetti, sia
idrogeomorfologici, ambientali, che paesaggistici. Oggi è
fondamentale guardare ai corsi d’acqua come esseri viventi, con un
carattere, una storia e anche una libertà. Solo con questo approccio
riusciremo a evitare esondazioni, allagamenti e drammi per l’uomo.
In passato siamo intervenuti spesso sulle singole problematiche. In
sostanza, abbiamo curato i sintomi, ma non la patologia nella sua
interezza. Il risultato è stato che spessissimo ci siamo illusi di
aver risolto i problemi, mentre non solo non li avevamo risolti ma
forse ne avevamo anche creati di nuovi”.
IL
TEAM
- Lo studio si è concluso lo scorso febbraio, poco prima che il
Covid 19 imponesse il lockdown, e per presentarlo era previsto un
grande convegno che purtroppo è stato annullato a causa della
pandemia. Il grande lavoro di ricerca ha visto impegnati 27
professionisti suddivisi
in 7
gruppi di lavoro,
1 gruppo per gli studi
climatologici
e 1 gruppo di coordinamento tecnico.
LE
ANALISI
- Nello specifico sono state analizzate tutte quelle componenti che
hanno influito sull’andamento e sulla morfologia dei nostri fiumi
negli ultimi 100 anni, attraverso parametri
morfologici, ecologici e paesaggistici
utili alla progettazione (IQM - Indice di Qualità Morfologica,
IDM-Indice di Dinamica morfologica e CDE-Indice di Dinamica
d’Evento). Parametri oggi indispensabili per affrontare le sfide di
integrazione progettuale che l’Europa ci chiede.
IL
FUTURO
- “Tra i dati più interessanti che sono emersi – riprende
Michele
Maiani
– c’è quello su come è cambiata l’area di influenza dei
nostri fiumi, che in molti casi si è ridotta anche dell’80%. E poi
i danni provocati dall’antropizzazione selvaggia perpetrata negli
ultimi 50 anni. Lo studio ci permetterà di individuare le opere
occorrenti per risolvere i problemi di tutti i corsi d’acqua
analizzati con l’obiettivo di far tornare, ove ancora possibile, il
fiume resiliente alle sollecitazioni dell’attività umana”.
“La
regione Marche è impegnata sui contratti di fiume ai quali il
Consorzio partecipa fin dall’inizio, ma senza conoscenza il rischio
era che si banalizzasse lo strumento – conclude Claudio
Netti,
presidente del Consorzio – generando una fiera inconcludente delle
vanità. Oggi bisogna che questi studi vengano portati avanti e
conclusi con un piano delle opere, strumento di programmazione
indispensabile per una seria prevenzione delle criticità
idrogeologiche