L’amianto dell’ex area Sgl Carbon dopo il blitz di carabinieri del Noe, Arpam di Pesaro e Area Vasta 5 vive un’altra puntata quella che ha per protagonista/vittima Francesco Gaspari, presidente di Restart Srl, che si ritrova sbattuto in locandina come indagato per non aver ottemperato alla bonifica dell’amianto.
Gaspari non ci sta proprio a vestire panni che non gli competono. “Abbiamo sempre operato nel rispetto delle regole – dichiara Francesco Gaspari – non abbiamo commesso alcun reato (dice sventolando un Piano di lavoro spedito all’Asur Marche sulla bonifica dell’amianto con al suo fianco l’avvocato Mauro Gionni). E’ scritto tutto qui chiaramente, tutto protocollato e approvato dalla stessa Asur.
Prima di tutto c’è già una ditta, la Eco Consul, che si sta occupando della messa in sicurezza delle lastre di copertura che contengono amianto. E’ una fase preliminare a quella di bonifica definitiva. Ecco perché non abbiamo commesso alcune reato.
Siamo addirittura in anticipo rispetto all’ordinanza e gli organi competenti di controllo ne erano già al corrente come dimostrano questi documenti ufficiali.
Non bisogna scordare – continua Gaspari - che mentre ci troviamo indagati sulle locandine oggi, dal 2011 stiamo aspettando che venga approvato il piano di bonifica complessivo che abbiamo presentato. Sono trascorsi 5 anni da quel momento.
Qui tutti dobbiamo fare bene il proprio lavoro, noi per primi e lo stiamo facendo. La Procura sa quello che deve fare, chi fa i controlli allo stesso modo e non abbiamo timore di alcun controllo perché ogni volta che ci è stato chiesto abbiamo spalancato le porte dell’area”.
Beh, se le cose stanno così e le “carte” in tavola questo dicono sorgono domande irrinunciabili.
Perché la Procura della Repubblica di Ascoli Piceno compie un blitz e indaga una persona che ha già fatto quello che gli spettava?
Una spiegazione sarebbe quella che in realtà la Procura della Repubblica non sarebbe stata a conoscenza della situazione attuale e avrebbe proceduto per omessa bonifica dell’amianto.
Siamo sulle soglie del “reato impossibile”?
Può una persona trovarsi sbattuta in locandina come indagato quando in realtà quello che gli si imputa non esiste?
E se è vero che la Procura non era a conoscenza che il Piano di lavoro della bonifica dell’amianto era addirittura in anticipo sui tempi di chi è la responsabilità?
Ci pare assurdo che l’Asur, che è l’organo di controllo, suggerisca o diffidi il sindaco Castelli ad emettere un’ordinanza per la rimozione dell’amianto, che il sindaco Castelli prima faccia una conferenza stampa attaccando l’allarmismo del dirigente del Servizio di prevenzione dell’Asur, che lo stesso Sindaco estenda proprio alla Procura della Repubblica i suoi dubbi sul caso, poi emetta un’ordinanza alla quale la Restart Srl (presidente Francesco Gaspari ora indagato) immediatamente si adegua e a questo punto la Procura non ne sappia nulla.
O della vicenda si sono occupati magistrati diversi e sarebbe anche una spiegazione. Ma a questo punto, se così fosse, non ci sarebbe stata comunicazione su un tema così sensibile per la città nell’ambito dello stesso ufficio.
Le domande però non sono ancora terminate. Noi le poniamo in attesa che qualcuno abbia la bontà di risponderci. Non a noi, ma ai nostri lettori.
Ci chiediamo, nel Codice penale esiste ancora il reato di “procurato allarme”?
Si tratta dell’art. 658 Codice Penale che recita: Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l'Autorità (1), o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio [358] (2), è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda da dieci euro a cinquecentosedici euro.
Note
(1) Il suscitato allarme è elemento costitutivo del reato, inteso come evento di pericolo.
(2) All'Autorità sono equiparati i soggetti incaricati di un pubblico servizio, con esclusione dei soggetti esercenti un servizio di pubblica necessità.
Se questo reato esiste ancora perché non c’è alcun indagato per chi scrive in verbali ufficiali che ci sono “crolli” di materiali con amianto all’interno della ex Sgl Carbon, quando in realtà quei crolli non ci sono stati?
Precisiamo, se per crolli si intendono quei pezzetti che sono stati fotografati allora occorrerà consultare l’Accademia della Crusca per rinnovare i nostri dizionari. E chiamare i crolli delle Torri Gemelle e delle abitazioni di L’Aquila in altro modo.
Che questi documenti finiti sui social network e sui giornali abbiano procurato allarme nella popolazione ne siamo testimoni diretti.
C’è ancora un’altra domanda che verrebbe voglia di dire cade in un periodo sbagliato perché il Carnevale è passato.
Quando alcuni tecnici dell’Asur di Ascoli Piceno sono intervenuti a certificare i famosi “crolli” indossavano una mascherina, guanti di lattice e calzari copriscarpa di plastica, ma nessuna tuta bianca da “guerra batteriologica”. Hanno fatto tranquillamente i prelievi di quel materiale contenente amianto compatto (è bene specificarlo) e non hanno chiuso per 7 ore via Piemonte.
A questo punto la domanda, come diceva Antonio Lubrano ai tempi di “Mi Manda Lubrano", poi chiamata "Mi Manda Rai 3”, sorge spontanea: chi ha imposto la chiusura di via Piemonte e tutta quella plateale messa in scena?
Chi lo ha fatto si rendeva conto di ciò che stava facendo? Almeno si rendeva conto dell’innalzamento delle emissioni in CO2 e altri composti come benzo(A)pirene e altro dai fumi di scarico delle auto in viale Costantino Rozzi dove si era creato un traffico abnorme così come nella zona della stazione ferroviaria dove le auto dovevano tornare indietro da via Piemonte chiusa al traffico?
Dovremo aspettarci un’altra sceneggiata di tal guisa anche martedì prossimo? E per favore non si giustifichi queste scelte a salvaguardia del bene comune perché vorrebbe dire prendere in giro alcune intelligenze medie di ascolani.
Il documento allegato dimostra l'inizio de Piano di lavoro di bonifica dell'amianto