Ascoli - Martedì 26 gennaio l’Autorità territoriale d’ambito si riunirà per discutere la questione dello smaltimento dei rifiuti.
Lo stesso giorno andrà in consiglio comunale ad Ascoli per il voto finale il Piano regolatore generale, che sancisce la nuova destinazione d’uso dei terreni agricoli adiacenti alla discarica Geta come “Altre aree per servizi ed attrezzature – Impianti smaltimento rifiuti”.
Noi Comitati Tutela Colline Picene, Tutela del Bretta e ci RifiutiAmo - formati da cittadini di Castignano, Appignano, Offida, Ripaberarda, Poggio di Bretta, Vallesenzana, Croce di Tolignano e di tutta la Valle del Bretta – temiamo che si arrivi ad una nuova proroga dello stato di emergenza, ignorando gli inevitabili costi ambientali e, di conseguenza, i futuri ben più alti costi economici.
Abbiamo già denunciato come la Provincia di Ascoli Piceno è ferma ad un tasso di raccolta differenziata pari al 51,2%, ben al di sotto del 65% prescritto dalla legge, ed ha mancato anche il principale obiettivo di una corretta gestione dei rifiuti – cioè la prevenzione – incrementando, tra il 2013 e il 2014, la produzione di Rifiuti Urbani del 12,7% (fonte Ispra, 2015).
Il mancato raggiungimento degli obiettivi si traduce in maggiori quantitativi di rifiuti da conferire in discarica e dunque in maggiori costi di smaltimento e maggiori impatti sanitari e ambientali.
Inoltre occorre ricordare che il Piano provinciale dei rifiuti è scaduto da anni e che l’ATA, a cui aderiscono tutti i comuni della Provincia, nonostante le 14 riunioni tenute nel 2015 non ha provveduto ad adottare un nuovo Piano di rifiuti o quantomeno un piano di uscita dalla crisi innescata dalla mancata autorizzazione alla realizzazione della VI Vasca del sito di Relluce.
Non si è provveduto nemmeno all’individuazione di un sito idoneo ad accogliere una eventuale nuova discarica con le metodologie di uso corrente, ad esempio, l'approccio G.I.S. (geographical information system), ma si è lasciata la scelta all’iniziativa dei privati che, come è ovvio, perseguono i propri interessi.
Di fatto non sono emerse ad oggi serie alternative per la gestione dei rifiuti urbani all’interno dell’ambito provinciale.
In tale quadro, la GETA ha presentato una richiesta di ampliamento per 470.000 tonnellate di rifiuti non pericolosi e 110.000 tonnellate di rifiuti pericolosi. Ma il conferimento degli RSU alla GETA è frutto di una deroga, cui, come sappiamo, si dovrebbe ricorrere in situazioni eccezionali e soprattutto per un breve periodo di tempo.
Il conferimento alla Geta al momento costa 95 euro a tonnellata e la Provincia e i Comuni hanno affermato che continuare a conferire i rifiuti alla Geta determina un risparmio rispetto all’unica soluzione alternativa verificata, vale a dire il conferimento a Fermo, che costerebbe 135 euro a tonnellata.
Quello che nessuno dice è che il costo non dipende solo dal prezzo per tonnellata ma anche (e soprattutto) dal numero di tonnellate. Se la Provincia rispettasse gli obiettivi di legge della raccolta differenziata o li migliorasse, il costo si potrebbe ridurre dal 30 al 50 per cento! In tal caso il conferimento a Fermo potrebbe costituire una soluzione temporanea in attesa di mettere in campo soluzioni in grado di ridurre drasticamente il conferimento in discarica.
Esistono esempi virtuosi anche nella nostra Provincia: il comune di Montalto ha portato la raccolta differenziata al 66 per cento ed ha così risparmiato 60 mila euro, pari a circa il 25% della spesa complessiva per i rifiuti. Nella stessa direzione si è mosso il comune di Force.
Nella vicina Provincia di Macerata nel 2015 ben 45 comuni hanno superato il 65% di raccolta differenziata, e 11 amministrazioni superano l’80%.
Vogliamo ricordare anche i costi ambientali dell’attuale modello di gestione dei rifiuti: dall’inquinamento causato dallo sversamento continuo di percolato della vicinissima discarica IPGI srl nel torrente Bretta, più volte certificato dall'ARPAM e riconosciuto dalla stessa Provincia, alle conseguenze della violazione di norme ambientali e del mancato trattamento dei rifiuti, oggetto delle diffide ricevute dalla Geta e dalla Ecoimpianti.
Ma soprattutto denunciamo l’assoluta inadeguatezza delle strade locali - già sancita da una ordinanza provinciale - al traffico pesante indotto dal conferimento in discarica alla Geta.
Questa fotografia recente (Croce di Tolignano) mostra chiaramente la distanza che intercorre tra il traffico pesante e le abitazioni civili. Si noti inoltre che il telone di ricopertura dei rifiuti appare lacerato in più punti consentendo anche la fuoriuscita di sostanze inquinanti.
Infine riteniamo che anche il rischio di inquinamento delle falde acquifere profonde e quello idrogeologico non sono stati sufficientemente considerati: proprio a fianco della discarica si trovano aree di tutela per l'approvvigionamento idrico. Inoltre, la Valle del Bretta è prossima ad una vasta area a rischio franoso medio, come la definisce il Piano di bacino per l’assetto idrogeologico del fiume Tronto; già lo smottamento di una collina argillosa nel novembre 2013, a poca distanza dall'abitato di Porchiano, ha creato uno sbarramento del torrente sottostante, Chiaro Morto, creando un lago di 4-5 ettari.
Per questi motivi i Comitati Tutela Colline Picene, Tutela del Bretta e ci RifiutiAmo:
- ribadiscono la necessità, nell'interesse di tutta la Cittadinanza, di essere coinvolti in tutte la fasi relative alla discussione sulla gestione dei rifiuti urbani (fase di individuazione del sito, raccolta, trattamento, trasporto, smaltimento dei rifiuti) di Ascoli Piceno e dell’ambito territoriale;
- ritengono economicamente più conveniente per la collettività ed il suo territorio mettere in campo progetti innovativi che partendo dalle problematiche della gestione dei rifiuti sviluppino iniziative imprenditoriali ed economiche di portata più vasta verso un’economia sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale.
- invitano le istituzioni a non prorogare lo stato di emergenza e ad approvare con urgenza un nuovo Piano dei rifiuti che ne consenta il trattamento come risorsa e non come fonte di diseconomia e ne riduca l’impatto sulla salute e sull’ambiente.