Il sindaco Guido Castelli è furibondo per il comportamento del dr. Riccardo Amadio, direttore servizio di Prevenzione, Igiene e sanità pubblica dell’Area Vasta 5, sul problema dell’amianto presente nell’area ex Carbon.
Quello che vi raccontiamo è una sorta del “gioco delle tre carte” in un ambiente, quello della salute, nel quale occorrerebbe lasciare fuori componenti di fazione perché in ballo c’è la salute delle persone e fa parte della salute delle persone la serenità dell’informazione istituzionale, ancora di più quando ad essere interessata ad una informazione corretta è l’istituzione che si occupa di sanità, in questo caso l’Area Vasta 5 di Ascoli Piceno.
I personaggi e interpreti di questa storia legata alla riqualificazione dell’ex area Carbon sono il direttore di servizio di Prevenzione dell’Areava Sta 5, Riccardo Amadio, il sindaco Guido Castelli come massima autorità sanitaria del capoluogo, e la Procura della Repubblica.
Quella legata alla riqualificazione è una vicenda che vanta episodi nel tempo anche di una certa singolarità, come quello di un dipendente Asur che in conferenza dei servizi si improvvisa cinereporter e fa una bella ripresa video all’insaputa di tutti i partecipanti al tavolo istituzionale.
Oggi assistiamo ad un ennesimo atto da palcoscenico, forse scritto da Franz Kafka. Un “balletto” di carteggi istituzionali iniziati dal dr. Amadio (un dirigente che viene pagato 115 mila euro l’anno, dice Castelli) sulla situazione dell’amianto da bonificare nell’ex area Carbon.
Quello che fa rendere dichiarazioni al calor bianco alla stampa, da parte del primo cittadino ascolano, è il fato che queste lettere istituzionali del dr. Amadio finiscano su Facebook da parte della minoranza politica al comune di Ascoli, rimbalzate anche dal Comitato No Carbon, prima che lo stesso Sindaco le abbia lette.
“Non è una critica alla minoranza o ai comitati – dice Castelli – che fanno il loro lavoro. E’ preoccupante la fuga di notizie che suscita allarmismo. La domanda è come le abbiano avute quelle lettere e quel carteggio? Lettere che mi hanno disorientato, e vedrete perché, che mi hanno fatto prendere la decisione di interessarne la Procura della Repubblica. Vorrei anche capire cosa ne pensa di tutta questa storia il direttore dell’Area Vasta 5 Giulietta Capocasa?”.
Per comprendere lo scenario di questa farsa un breve quadro ve lo dobbiamo dare. Alla chiusura della Sgl Carbon un consorzio di imprese picene si fa carico di acquistare l’area interessata (27 ettari) sobbarcandosi l’onere della bonifica, circa 35 milioni il suo costo, e farne un progetto che individua tre aree: una dedicata alla realizzazione edilizia, una al verde pubblico e una alla realizzazione di un Polo tecnologico, scientifico e culturale che sviluppi idee e ricerche nel Piceno.
Il progetto viene chiamato Ascoli21 dalla società Restart Srl che al suo interno comprende le imprese del Piceno. Dal 2007, anno di chiusura della Sgl Carbon è stato fatto un percorso condiviso da Regione Marche, Provincia e Comune di Ascoli Piceno con i privati: Restart Srl che nel 2011 aveva presentato un Piano operativo di bonifica (Pob) dell’area che comprendeva la rimozione degli Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) e dell’Amianto.
Dopo varie conferenze dei servizi si è arrivati oggi, nel 2016, alla definizione di questo Pob con le integrazioni richieste alla Restart Srl dai soggetti istituzionali (Arpam, Asur, etc). Tutti hanno espresso parere favorevole al Pob e il 2 febbraio prossimo ci sarà l’approvazione finale da parte dell’architetto Ugo Galanti che rappresenta il Comune di Ascoli Piceno.
E torniamo al “gioco delle tre carte” e ai suoi interpreti. Dopo l‘unanime approvazione delle istituzioni Area Vasta 5 compresa, parte alla volta del Sindaco, della Procura della Repubblica e del direttore dell’Area Vasta 5 una lettere del dr. Riccardo Amadio sul tema rischio amianto nell’area ex Carbon che mette in allarme il sindaco Castelli, autorità competente per legge a prendere provvedimenti (ordinanze) per salvaguardare la salute dei cittadini di Ascoli.
Castelli mette subito in moto la macchina burocratica per redigere l’ordinanza di rimozione immediata dell’Amianto anche se perplesso dal fatto che in conferenza dei servizi c’era il parere unanime di procedere subito una volta approvato il Piano operativo di bonifica. È la stessa perplessità che anima l’architetto Ugo Galanti che telefona al dr. Amadio dicendo che il Comune stava preparando un’ordinanza urgente e scrive anche a tutti i soggetti interessati.
Risultato? E qui rientra l’ambiente kafkiano: il 18 gennaio il dr. Amadio scrive che: “ordinare in termini di contingibilità ed urgenza l’inizio delle opere di rimozione dei m.c.a. previste dal P.O.B. approvato sia una delle possibilità rimesse a codesto Ufficio comunale qualora la si ritenga quella a fattibilità più rapida al fine di tutelare la salute pubblica”.
Fantastico. Chi deve dare indicazioni tecniche su cosa fare per la tutela della salute non ti dice cosa devi fare. Si chiama tecnica dello scarica barile istituzionale. E ti viene da pensare che dietro un progetto avversato da alcune parti fin dal suo inizio ci possano utilizzare anche queste tecniche.
Ora siamo all’apoteosi di questa storia: il 20 gennaio 2016 arriva un’ennesima lettera del dr. Amadio al Servizio Ambiente del Comune che dice: “Con riferimento all’oggetto (provvedimento di bonifica del sito ex Sgl Carbon- trasmissioni integrazioni progettuali dalla soc. Restart in data 19/01/2016), esaminata la documentazione si riscontra che non ci sono ulteriori elementi di carattere igienico-sanitario da sottoporre a valutazione e pertanto si conferma il parere favorevole già espresso in sede di Conferenza dei Servizi del 29/10/2015. Si coglie l’occasione, facendo seguito all’intercorsa corrispondenza relativa alla problematica amianto, per ribadire l’assoluta urgenza di dare inizio alla bonifica degli M.C.A.”.
Cui prodest? (A chi giova?). Ai posteri l’ardua sentenza.