Nei prossimi giorni l’Autorità territoriale d’ambito si riunirà per discutere la questione dello smaltimento dei rifiuti.
Non ci risulta che siano state messe in campo proposte alternative al conferimento nella discarica della Geta, trascurando del tutto il gravoso problema di inquinamento ambientale che ha subito la zona del Bretta con lo sversamento continuo - sotto gli occhi di tutti - di percolato nel torrente Bretta proveniente dalla discarica IPGI spa., cosicché oggi tale discarica risulta una bomba ecologica fuori controllo, in considerazione del fatto che le norme dell’epoca prevedevano che dopo sette anni dalla sua chiusura i responsabili per la gestione non fossero più i proprietari ma il Comune di Ascoli Piceno che sembra ignorare il problema.
Noi Comitati Tutela Colline Picene, Tutela del Bretta e ci RifiutiAmo - formati da cittadini di Castignano, Appignano, Offida, Ripaberarda, Poggio di Bretta, Vallesenzana, Croce di Tolignano e di tutta la Valle del Bretta – temiamo che si arrivi ad una nuova proroga giustificandola con la necessità di non aumentare la tariffa sui rifiuti, ignorando così gli inevitabili costi ambientali e, di conseguenza, i futuri ben più alti costi economici.
La nostra Provincia, nonostante gli incrementi dei costi a carico dei cittadini dovuti all’avvio della raccolta differenziata, attua un modello di gestione integrata dei rifiuti che ancora si basa essenzialmente sul conferimento in discarica.
Ciò è fonte di grandi diseconomie per i Comuni e i Cittadini: la discarica della Geta s.r.l. opera in condizioni di deroga ai limiti massimi di concentrazione delle sostanze nocive. Inoltre essa è stata autorizzata con Decreto del Presidente della Provincia di AP n. 57 del 16.03.2015 ad abbancare anche il compost fuori specifica (rifiuto identificato dal codice CER 190503).
Il conferimento in discarica di questo rifiuto non conforme espone la collettività alle sanzioni della UE come accaduto alla Regione Lazio che, per aver “violato in modo persistente l’obbligo di recuperare rifiuti o di smaltirli senza pericolo per l’uomo o per l’ambiente”, paga una sanzione di 42,8 milioni di Euro all’UE per ogni semestre di ritardo nell’attuazione delle misure necessarie, oltre a una somma forfettaria di 40 milioni di Euro.
Abbiamo già denunciato lo stato di grave compromissione ambientale della Valle del Bretta ad opera soprattutto della ex discarica per rifiuti tossico-nocivi della I.p.g.i. SpA. di cui non è neanche possibile ipotizzare i costi di bonifica.
A meno di un chilometro il Polo Ecologico G.e.t.a. s.r.l., già discarica per rifiuti pericolosi, attende l’autorizzazione della Provincia per poter accogliere i rifiuti urbani di tutto il Piceno per un altro decennio, con buona pace della salute pubblica, della tutela dell’ambiente, del territorio e dei suoi prodotti. Per l’Autorità Territoriale d’Ambito, tuttavia, l’unico parametro di valutazione nella gestione dei rifiuti rimane il costo di conferimento in discarica.
Al contrario la normativa europea prevede un precisa gerarchia di azioni da porre in essere per una corretta gestione dei rifiuti: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e) smaltimento.
Nella nostra Provincia l’obiettivo di prevenzione non è stato raggiunto. Nel 2014 la regione Marche, invece di ridurre la produzione di rifiuti, l’ha aumentata del 4,2%.
Fra le sue province la sola Ascoli Piceno ha registrato un incremento pari + 12,7% (fonte Ispra, 2015).
Neanche l’obiettivo di Raccolta Differenziata è stato raggiunto. Per la raccolta differenziata la Regione Marche nel suo insieme si attesta al 57,6% nel 2014. La Provincia di Ascoli Piceno è ancora il fanalino di coda della Regione con un tasso di raccolta differenziata, nello stesso anno, fermo al 51,2% (fonte Ispra, 2015). Addirittura l’Unione Montana del Tronto e Valfluvione (8 comuni collinari dell’entroterra) raggiunge soltanto il 29%!
Il mancato raggiungimento degli obiettivi di legge in termini di riduzione e riciclo si traduce in elevati quantitativi di rifiuti da conferire in discarica e dunque in maggiori costi di smaltimento e maggiori impatti sanitari e ambientali. A questo quadro di diseconomie si aggiungono altri fattori di spesa rilevanti anche se non palesi: il sistema di gestione dei rifiuti nel nostro ambito territoriale soffre di un grave ritardo nell’adeguamento impiantistico: le isole ecologiche e le “riciclerie” sono insufficienti a coprire le esigenze di tutto il territorio, così come gli impianti di compostaggio. Di conseguenza grandi porzioni di materie (il 70% nell’Unione Montana) finiscono ancora in discarica.
Non da ultimo bisogna tenere presente che il traffico veicolare connesso con l’anomalo trasferimento dal trattamento meccanico biologico (località Relluce) al Polo Ecologico della Geta s.r.l. è un fattore aggiuntivo di costi ed inquinamento e si svolge in deroga all’ordinanza che vieta il passaggio degli autocarri o mezzi pesanti sulla SP 116 – Vallesenzana.
Tale situazione generale - che ha mostrato l’insufficienza delle istituzioni nel garantire la salvaguardia ambientale territoriale e la salute dell'uomo - suscita forti dubbi circa la compatibilità del progetto di ampliamento della discarica con le prescrizioni e le raccomandazioni della normativa di riferimento.
I Comitati Tutela Colline Picene, Tutela del Bretta e ci RifiutiAmo:
- ritengono necessario, nell'interesse di tutta la Cittadinanza, il proprio coinvolgimento in tutte la fasi relative alla discussione sulla gestione dei rifiuti urbani (fase di individuazione del sito, raccolta, trattamento, trasporto, smaltimento dei rifiuti) di Ascoli Piceno e dell’ambito territoriale;
- ritengono economicamente più conveniente per la collettività ed il suo territorio riconsiderare l’attuale modello di gestione dei ciclo dei rifiuti, anche alla luce della notevole diffusione di modelli alternativi, che hanno riflessi positivi sull’economia locale e che sono mirati innanzitutto all’effettiva riduzione dei rifiuti, prima ancora del loro smaltimento;
- invitano le istituzioni ad operare concretamente affinché i rifiuti siano trattati come risorsa e non come fonte di diseconomia o portatori di danni alla salute e all’ambiente.