E' emerso che le imprese del mobile, della meccanica e di altri settori manifatturieri hanno diversificato in questi anni i mercati esteri di riferimento, attenuando gli effetti di guerra e sanzioni.
Imprese artigiane delle Marche: presentato ad Ancona presso la sede dell’Istao il Rapporto dell’Osservatorio regionale Ebam . Le ripercussioni della guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia e il caro energia. Un supplemento dell’indagine Ebam condotta con le imprese del campione che hanno rapporti commerciali con Russia e Ucraina, ha evidenziato ripercussioni pesanti per le imprese del calzaturiero, del tessile abbigliamento, del mobile, della meccanica, dei prodotti metalliferi.
Dall’indagine Ebam è emerso che le imprese del mobile, della meccanica e di altri settori manifatturieri hanno diversificato in questi anni i mercati esteri di riferimento, attenuando gli effetti di guerra e sanzioni. Ma anche loro subiscono gli effetti indiretti del conflitto: crescita dei costi energetici e spiazzamento competitivo rispetto alla concorrenza. Invece le imprese calzaturiere e del tessile abbigliamento, pur avendo cercato di integrare con altri mercati come i Paesi Arabi, il Dubai e il Kazakistan, dipendono dai mercati russi e ucraini per oltre l’80 per cento dell’export. Purtroppo il perdurare del conflitto e l’inasprimento delle sanzioni non lasciano intravvedere soluzioni a breve. Per questo le imprese artigiane chiedono interventi istituzionali di sostegno di breve e lungo periodo.
“Gli avvenimenti del 2021 ci facevano auspicare un recupero economico sociale, ha detto Riccardo Battisti Presidente Ebam. L’inverno appena passato grazie al vaccino è trascorso evitando la chiusura e sospensione delle attività economiche. Purtroppo, le speculazioni sulle materie prime ed in particolare modo sui beni energetici hanno messo a dura prova la resistenza delle nostre imprese, nonostante il Governo abbia tentato di arginare intervenendo direttamente con contributi ad imprese e famiglie.
A questo si è aggiunta la guerra fra Russia ed Ucraina, In tutto questo le oltre 42 mila aziende artigiane delle Marche devono trovare spunti per proseguire la loro attività. In questa congiuntura è importante il ruolo della bilateralità artigiana che nelle Marche ha fornito sostegno al reddito per il 2021 per un importo pari a 50 milioni di euro, risorse che lo Stato ha riconosciuto al Fondo di solidarietà Bilaterale Artigiana, per pagare le giornate di sospensione al lavoro ai dipendenti delle nostre imprese.
“Secondo il recentissimo rapporto del Centro di ricerca per la valutazione delle politiche territoriali dell’università di Macerata, ha sottolineato Cinzia Marincioni Direttrice Ebam, il mercato russo che rappresenta il 3% del totale dei beni esportati dalle imprese delle Marche, potrebbe determinare una minore crescita del PIL delle Marche di circa l’1,5%. Le attese di una ripresa generalizzata che aveva solide basi soltanto 4 mesi fa, viene ora messa in discussione radicale e se gli aumenti dei costi che alcuni settori (come le costruzioni e l’edilizia) avevano cominciato a segnalare, si dovessero aggiungere al perdurare degli eventi bellici, potrebbero entrare in crisi interi comparti produttivi sia in termini di mercato di sbocco dei prodotti, sia in termini di mercato di approvvigionamento delle materie prime.”
"Siamo preoccupati per le condizioni di tanti lavoratori artigiani e per le loro famiglie che dopo anni di difficoltà dovute alla pandemia adesso rischiano di dover subire le conseguenze dovute alle ripercussioni della guerra sull'export manifatturiero, ha ribadito Giuseppe Santarelli Vicepresidente Ebam. La bilateralità deve essere sempre più una risposta per affrontare questi problemi e le enormi diseguaglianze che si sono prodotte in questi ultimi anni."
“Per avere dinamiche retributive più in linea con il costo della vita, ha detto Michele Faioli Professore associato Diritto del Lavoro Università Cattolica, dobbiamo superare l’insufficiente articolazione tra livelli contrattuali, che ormai da troppo tempo e in molti settori va a scapito del livello decentrato. Il sistema contrattuale dell'artigianato è sulla rotta giusta. Ma ciò non basta. Si deve fare una lotta convinta contro la contrattazione pirata. Si deve fare una convinta azione di chiarimento sull’eventuale non auspicabile intervento del legislatore nella materia del salario minimo. Bisogna liberare la struttura retributiva dal peso degli automatismi, collegando lo sviluppo alle componenti retributive che misurano la produttività o che sono rapportate ai risultati o all’innovazione organizzativa. Si deve procedere con celerità sul riordino degli inquadramenti professionali, scindendo le dinamiche classificatorie da quelle retributive legate alla progressione gerarchica nonché attivando percorsi formativi certificati che premiano il merito.”
Il rapporto dell’ OSSERVATORIO puo’ essere scaricato dal sito EBAM https://www.ebam.marche.it/osservatorio-artigianale-regionale-marche/
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Osservatorio Ebam - Le indicazioni congiunturali a consuntivo 2021
Secondo lo studio L’artigianato con dipendenti delle Marche: le dinamiche del secondo semestre 2021 e le previsioni per la prima metà del 2022 su un campione di 600 imprese, presentato da Giovanni Dini del centro studi CNA Marche, il 2021 si è chiuso con un secondo semestre di evidente ripresa, un’ulteriore crescita dei casi di stabilità dell’attività produttiva (giunti al 55,9% delle imprese) e il prevalere dei casi di aumento dell’attività su quelli di diminuzione (23,6% delle imprese contro 20,4%).
Tra le manifatture, la congiuntura è decisamente favorevole per la meccanica (in crescita produttiva il 40% delle imprese della meccanica leggera, il 29% della meccanica complessa), migliora per le altre manifatture (quelle diverse dal sistema moda e dalla meccanica), si complica nelle produzioni alimentari e nel tessile abbigliamento (dove cresce la polarizzazione tra imprese in miglioramento e imprese in difficoltà), si alleggerisce nella situazione di crisi che però continua a interessare le calzature (31% delle imprese in calo produttivo) e il legno-mobile (33,3% delle imprese in difficoltà).
Tra le attività artigiane di servizio, il 2021 registra ancora diffuse difficoltà per la ristorazione (44% delle imprese in calo di attività), permane orientata alla stabilità per i trasporti e i servizi alla persona (stabili nell’83% e nel 72% dei casi), in deciso miglioramento per le riparazioni veicoli (attività in crescita per il 21% delle imprese), in deciso ulteriore miglioramento per gli altri servizi (i servizi alle imprese: attività crescente per il 27% delle imprese).
Migliora ancora l’utilizzazione della capacità produttiva, anche se l’equilibrio registrato prima della pandemia, allorché due terzi delle imprese dichiarava di operare al 100% della capacità produttiva, non è stato ancora raggiunto (adesso in tale condizione si trova solo il 60% delle imprese).
E’ aumentata la diffusione degli investimenti, giunta a coinvolgere quasi il 20% delle imprese. Tra i settori dove più diffusi sono stati gli investimenti, vi sono proprio due settori dove più diffuse sono ancora le condizioni di difficoltà: le calzature (28,4% delle imprese ha fatto investimenti) e il legno mobile (27%), ma anche le lavorazioni e produzioni in metallo (35,5%), le riparazioni veicoli (26,3%), le macchine e attrezzature (31,6%). Anche quando sono in calo rispetto al semestre precedente, comunque gli investimenti non sono quasi mai marginali per diffusione, a indicare una fase cruciale per il rilancio dell’artigianato regionale.
Osservatorio Ebam - Le previsioni per il primo semestre 2022 (prima della guerra).
Il primo semestre del 2022 registrava previsioni più positive di quelle formulate lo scorso semestre: crescono al 22% i casi di aumento dell’attività e calano al 16,2% quelli di diminuzione. Di particolare importanza appare la previsione di investimento formulata dalle produzioni alimentari (previsti investimenti dal 36,4% delle imprese), da quelle calzaturiere (23,3%) e del legno-mobile (20,6%), delle macchine e attrezzature (28,6%). Nei settori dei servizi, si evidenziano le previsioni di investimento delle riparazioni veicoli (21,2% delle imprese) e degli altri servizi (20,5%).
L’indagine sulla struttura dell’artigianato regionale
Secondo l’Analisi strutturale dell’artigianato con dipendenti nelle Marche realizzata da Riccardo Zallocco dell’Ufficio Studi Confartigianato Imprese Marche, le Marche si confermano la regione più artigiana in Italia in base a più di un parametro: figurano difatti al 1° posto per:
incidenza dell’artigianato sul totale delle imprese attive con il 30,1% a fronte del 23,1% in Italia; per quota di occupati nell’artigianato sul totale degli occupati con il 25,7% (media nazionale 15,0%);
per incidenza di occupati nell’artigianato sugli occupati nelle piccole imprese con il 33,5% (media Italia 23.3%).
Le imprese artigiane registrate alla fine del 2021 nelle Marche sono 42.988. Con riferimento al biennio 2020 e 2021 le imprese artigiane sono diminuite del 2,8% rispetto a quelle registrate alla fine del 2019, ultimo rilevamento prima della pandemia e l’unica variazione positiva riguarda il numero delle imprese delle Riparazioni con un incremento di imprese artigiane del 4,7%. Altri servizi e Servizi alla persona diminuiscono di qualche unità e anche la Ristorazione limita i danni (la variazione negativa è sotto il punto percentuale). La perdita più consistente si registra nelle Calzature e pelletterie (-12,7%), seguite dai Trasporti (-8,7%), dalle produzioni di macchine e attrezzature (-6,9%) e dal Tessile e abbigliamento (-4,1%). Una diminuzione consistente riguarda anche Alimentari e bevande (-3,4%) e Legno e mobile (-3,1%); le Costruzioni perdono il 2,8% delle imprese artigiane. Le Lavorazioni metalliche-prodotti in metallo perdono il 2,3%.
Le imprese artigiane attive con dipendenti nelle Marche sono 16.429 e i dipendenti nelle imprese artigiane attive sono 64 mila, il 21,1% del totale dipendenti in regione. Tale quota è più del doppio della media nazionale (10,4%) e colloca le Marche al primo posto in Italia. Nell’artigianato con dipendenti delle Marche sono in aumento le assunzioni e, contemporaneamente, diminuiscono le figure in uscita.
Lo studio sulla contrattazione collettiva
Secondo il report La contrattazione collettiva nell’artigianato realizzato da Elisa Marchetti dell’IRES-CGIL Marche, che propone una panoramica dei principali accordi interconfederali che hanno tracciato la cornice della contrattazione per i vari livelli, con l’indicazione del quadro attuale della contrattazione nazionale collettiva di settore, un’analisi degli accordi interconfederali regionali e dei contratti collettivi regionali, si evidenzia una difficoltà reale nel dare applicazione concreta, sul piano regionale, a quanto previsto dalla contrattazione interconfederale e dalle linee guida da essa definite sistematicamente negli anni per numerosi temi. Se in merito alla contrattazione di settore, sul piano nazionale gli ultimi anni si sono rivelati proficui (sette dei nove contratti sono stati rinnovati dal 2017 in poi), a livello regionale invece l’attività è ferma da tempo, tanto che l’ultimo contratto regionale ad essere rinnovato è stato quello del settore tessile-calzaturiero nel 2009. Si pone quindi la necessità di riprendere in tempi brevi una nuova stagione di contrattazione e tale necessità non deriva solamente dal bisogno di aggiornare i contenuti dei vecchi accordi, ma anche e in modo particolare dal bisogno di definire nuovi perimetri e nuove aree di intervento, la cui urgenza è stata resa ancor più evidente dall’avvento della pandemia, che ha accelerato i cambiamenti di organizzazione del lavoro, le dinamiche dei consumi e le esigenze logistiche.