Filcea Cgil: 'Basta con la denigrazione dei lavoratori Prysmian'

Filcea Cgil: 'Basta con la denigrazione dei lavoratori Prysmian'

E' bene evidenziare, infine, che (dipenderà dalla crisi?) non ci sono flotte di imprese disponibili ad assumere, né flotte di imprese che hanno manifestato interesse alla reindustrializzazione del sito produttivo: perché prendersela con quei poveri lavoratori che sono rimasti senza lavoro e continuare a tacciarli di preferire l'assistenzialismo al lavoro?

Ascoli - La Filcea di Ascoli Piceno, la sezione dei chimici della Cgil, vuole fare chiarezza a chi tenta di strumentalizzare la situazione dei lavoratori ex Prysmian con questa nota:
"Adesso basta !!!!!!

E' arrivato il momento di dire basta a questo clima denigratorio che si sta ingenerando nei confronti dei lavoratori della ex Prysmian di Ascoli Piceno.

Il tentativo diventa ignobile se pezzi della comunità ascolana, che dovrebbero fare del lavoro un punto di forza, lo usa, invece, come arma diffamatoria contro lavoratori che hanno visto, nell'arco di mezz'ora, sgretolarsi un'intera esistenza.

E' bene ricordare a tutti (rappresentanza delle Imprese, Istituzioni e politica in primis) cosa accadde in quel periodo buio per i 114 lavoratori: il 27 febbraio 2015, in 3 minuti 3, fu dichiarata la chiusura dello stabilimento; da quel momento, i lavoratori iniziarono una battaglia ad oltranza, con presidio dinanzi lo stabilimento, ricevendo, grazie alla loro compostezza ma, nel contempo, alla loro fermezza, la solidarietà di tutta la cittadinanza di Ascoli.

Durante questo periodo di lotta, si sono tenuti incontri al Ministero dello Sviluppo Economico (dapprima con il Viceministro De Vincenti, poi con la Ministra Guidi), dove i lavoratori e le Organizzazioni Sindacali hanno sempre ribadito e richiesto la riapertura del sito produttivo e, contemporaneamente, hanno riportato alla ribalta (dopo c.a. 5 anni), la necessità di dichiarare il Piceno “area in crisi industriale complessa”.

In parallelo, si è svolta la trattativa con la Prysmian, durata oltre 20 ore e conclusasi alle 5 del mattino, che ha prodotto un'ipotesi di accordo di gestione degli esuberi, da sottoporre a ratifica dei lavoratori.

Nell'accordo erano previste soluzioni in cui tutti i lavoratori avrebbero potuto ritrovarsi: la ricollocazione  all'interno del Gruppo (in 39 si sono trasferiti, pur con tutte le difficoltà del caso, a Merlino ed Arco Felice); un incentivo all'esodo per chi aveva prospettive diverse; ma il “cuore” dell'accordo era la ricollocazione e la reindustrializzazione del sito, che avrebbe significato “LAVORO”: i lavoratori chiedevano e continuano a chiedere lavoro e non assistenzialismo, come qualcuno vorrebbe far credere, magari per nascondere il fatto che, chi ha le leve e dovrebbe far sì che il lavoro si crei, non ha il coraggio di ammettere la propria incapacità ed il proprio fallimento.

E' qui, in questa parte, nel cuore dell'accordo che, a nostro avviso, si è giocata una partita con carte truccate: i lavoratori che avessero accettato una ricollocazione, sia in altra azienda della provincia che nella reindustrializzazione, avrebbero rinunciato ad una buona fetta dell'incentivo (50000 €); il trucco dov'è ? qualcuno, compresa la Prysmian, dichiara che la “ricollocazione” significa anche a “tempo determinato”: quale persona con un pizzico di cervello, nella situazione drammatica in cui si trova, rinuncerebbe a 50000 € per un lavoro a tempo determinato (che dura solo alcuni mesi e sicuramente non vale 50000 €) ?

A questo punto, la domanda che poniamo a chi “SPARLA” dei lavoratori, ma non fa nulla per creare lavoro ed investimenti, è: pensate davvero che i lavoratori portano l'anello al naso? Che siano disposti a farsi prendere in giro ancora una volta, dopo aver subito un'ingiustizia colossale (lo stabilimento di Ascoli era uno dei pochi del Gruppo in Italia che creava ricchezza)?

E' bene evidenziare, infine, che (dipenderà dalla crisi?) non ci sono flotte di imprese disponibili ad assumere, né flotte di imprese che hanno manifestato interesse alla reindustrializzazione del sito produttivo: perché prendersela con quei poveri lavoratori che sono rimasti senza lavoro e continuare a tacciarli di preferire l'assistenzialismo al lavoro?

Questa nota era dovuta, se non altro per ripristinare un minimo di verità in difesa della dignità di lavoratori."