Ascoli - C'è un'ipocrisia di fondo, un gioco al
rimpiattino, all'interno dei tavoli di negoziazione delle vertenze
presso il ministero dello Sviluppo economico.
Li la politica, il
sindacato e gli operai pensano di essere paritari nei confronti
dell'azienda che ha preso la decisione di chiudere.
Parliamo ora della Prysmian che è l'ultimo degli esempi. Sulla Piceno Aprutina, al Presidio, si passa una Pasqua fredda ma piena di speranze per quell'incontro, il secondo, programmato per il 13 aprile a Roma.
La
Regione Marche con l'assessore Marco Luchetti, ha la proposta che
sembrerebbe ricucire lo strappo dei licenziamenti, della chiusura
dell'azienda dei cavi: far confluire preso la fabbrica ascolana
percentuali di lavorazioni dagli altri stabilimenti.
Se ci
pensate un'idea che secondo il buon senso e la visione da padre di
famiglia metterebbe tutti in pace.
Solo che non si sono fatti i
conti con l'Ad Valerio Battista, l'ingegnere meccanico che ha fatto
grande la Prysmian e l'ha portata a guadagnare in borsa nell'ultimo
periodo il 2,7% in più. La sua logica l'ha scaraventata in tutta la
sua freddezza d'imprenditore nel corso di un convegno: per restare
leader nel mondo, pure se con solo l'8 per cento del business, si
debbono ridurre gli stabilimenti e farli diventare però più grandi.
In questa visione appare conseguenza logica che si ricollochino i 120
lavoratori di Ascoli Piceno negli altri stabilimenti del gruppo.
Battista guarda con noncuranza la forte pressione politica a
recedere dalla chiusura: è pronto anche a restituire i finanziamenti
europei che dovevano servire per ampliare un altro stabilimento a
sud.
Uno scenario che lascia pochi dubbi e pretende un'azione di forza del Piceno.
Monica Acciarri, candidata al prossimo Consiglio regionale delle
Marche, sposa con forza la visione del sindacato: “Di fronte a
situazioni come questa – dice Acciarri – è urgente non vestire i
panni del medico pietoso al capezzale del paziente, ma mettere in
atto una terapia alternativa da giocare proprio sul terreno della
politica.
Il tavolo corto che deve essere chiesto e ottenuto è
quello tra il Governo e il Piceno. Ci devono restituire una
fisionomia industriale che già avevamo nel 2009. Il Piceno aveva i
requisiti d area svantaggiata o depressa, martoriata da una crisi
industriale complessa.
E allora? Cosa è cambiato dal 2009?
Forse è aumentata l'occupazione nel territorio? Hanno aperto altre industrie? Sono diminuiti i cassintegrati?
No, è esattamente il
contrario: il Piceno è sprofondato ancora di più. Dunque se non si
vuole essere ipocriti ora la politica può recitare la parte del
protagonista: il Governo non può disconoscere diritti che altri
territori nelle stesse nostre condizioni hanno avuto.
La
Prysmian se avessimo gli incentivi delle aree svantaggiate può
certamente avere un altro investitore. In altri settori si potrebbero
avere accordi di programmi come se ne sono fatte per centinaia di
milioni di euro in altre regioni che godono di quella veste
giuridica. Questa è l'azione immediata che noi come Piceni, come
Marche dobbiamo fare da oggi, ma questo non vuol dire andare a Roma
lunedì con le pive nel sacco.
Per questi 120 concittadini,
per le loro famiglie, la battaglia per non chiudere va portata avanticon fermezza”.
La
patata bollente per la verità ora ce l'ha in mano il Governo:
Claudio De Vincenti
sarà nominato domani sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
“Colui che finora ha regolato il tavolo Prysmian - dice
Ubaldo Falciani
della Cgil – adesso ha in mano i cordoni della borsa (si
occuperà della gestione dei Fondi europei, ndr)chi meglio di lui può
valutare la situazione di depressione del Piceno?”.