Il contributo (quasi 78 milioni a livello nazionale) ha interessato più in particolare i soggetti gestori dei servizi educativi per l’infanzia aventi natura giuridica pubblici, privati convenzionati o totalmente privati, purché autorizzati al funzionamento dall’ente locale competente, quali nidi e micronidi, sezioni primavera e servizi integrativi (spazi gioco, centri per bambini e famiglie, servizi educativi in contesto domiciliare).
Tenuto conto che quello dei nidi d’infanzia è un ambito del tutto nuovo per le competenze degli uffici scolastici regionali e vista l’indisponibilità di un’anagrafe regionale aggiornata dei servizi educativi per l’infanzia e del relativo numero dei bambini iscritti, ma anche e della necessità di individuare i soggetti gestori operanti sul territorio era stato diffuso nel mese di settembre un avviso pubblico per la presentazione della domanda di contributo.
Nel bando si richiedeva di indicare, tra l’altro, la denominazione del servizio e l’ente gestore, gli estremi dell’autorizzazione al funzionamento rilasciata dall’ente locale, il numero dei posti per bambini da zero a tre anni presenti nella struttura e quello dei bambini iscritti per l’anno educativo 2019/20.
Su quest’ultimo dato si è poi proceduto al calcolo del riparto dei fondi, mentre le restanti informazioni hanno permesso di rilevare un quadro quanto più preciso possibile delle strutture operanti nel settore.